1 novembre 2012

Posate monouso in polipropilene

In relazione all'ultimo nostro post (Posate monouso in plastica riciclabile) un lettore ci ha segnalato un link interessante.
Da uno studio sulle stoviglie monouso nella ristorazione collettiva in Lombardia si evince come la soluzione migliore sarebbe quella di utilizzare materie prime compostabili.
A tale conclusione si arriva considerando non solo il costo di acquisto dei manufatti ma anche il loro costo di smaltimento e l'impatto ambientale.
Nello studio si sottolinea poi come le amministrazioni pubbliche dovrebbero incentivare l'utilizzo di materie prime compostabili contribuendo così ad una riduzione dei costi di produzione attualmente proibitivi rispetto a quelli delle stoviglie in plastica.

Il dato che ci interessa sottolineare è il confronto dal punto di vista "ambientale" delle due principali materie plastiche utilizzate nella produzione di stoviglie monouso: polipropilene e polistirolo.
Abbiamo già avuto modo di dire che le due materie prime pur derivando entrambe dal petrolio hanno caratteristiche fisiche e quindi proprietà termiche e meccaniche diverse.
Il polistirolo in particolare ha una rigidità maggiore e sopporta temperature leggermente superiori rispetto al polipropilene, quest'ultimo per contro risulta più "gommoso" e quindi meno fragile.

La cosa che ci ha colpiti è la quantità di petrolio necessaria alla loro produzione:
- per ottenere una tonnellata di PP sono necessari 2,7 barili 
- per ottenere una tonnellata di PS vengono utilizzati 6,1 barili 

Da questo punto di vista quindi è senza dubbio da preferire, tutte le volte che è possibile, il polipropilene. 


Teniamo sempre a mente che l'obiettivo deve essere quello di arrivare ad avere prodotti monouso che abbiano un impatto ambientale minimo e che al termine della loro vita utile non rappresentino un problema o un pericolo ma una risorsa! (processo di compostaggio)

14 ottobre 2012

Posate monouso in plastica riciclabile

Abbiamo visto in commercio delle posate monouso in plastica definite riciclabili.

Per fare un po' di chiarezza vogliamo ricordare che quasi tutti gli oggetti in plastica sono riciclabili. Le materie plastiche hanno la caratteristica di poter essere riutilizzate pressochè all'infinito dopo alcune semplici operazioni preliminari.
Gli oggetti in plastica vanno prima di tutto separati in base alla resina con cui sono realizzati. Dopo un prelavaggio vengono sminuzzati con speciali "macinini". Il materiale ottenuto può poi essere lavorato con trafile in modo da ottenere dei granuli riutilizzabili nei normali processi produttivi.
Le leggi consentono di utilizzare il materiale ottenuto in questo modo solo in determinati campi, che escludono quello dei prodotti destinati al contatto con gli alimenti.

Le stoviglie in plastica fino a poco fa non potevano essere recuperate con la raccolta differenziata in quanto non venivano considerate alla stregua degli imballaggi.
Abbiamo già avuto modo di sottolineare l'assurdità di tale norma soprattutto in un'ottica di riduzione della quota di rifiuti da destinare alla discarica.
Negli ultimi mesi fortunatamente le norme sono cambiate e consentono di smaltire piatti e bicchieri di plastica attraverso la normale raccolta differenziata.
Per quanto riguarda le posate invece il problema rimane in quanto devono essere ancora smaltite con la frazione indifferenziata dei rifiuti.
Capite a questo punto che definire delle posate in plastica riciclabili ha poco senso: tutti gli oggetti in plastica sono potenzialmente riciclabili ma le posate in quanto tali non possono essere riciclate.


In alcuni comuni e zone per ovviare a un tale controsenso sono state introdotte norme che consentono di smaltire con gli altri imballaggi in plastica le posate realizzate in polipropilene, la materia prima più utilizzata nella produzione di piatti e bicchieri. 
Rispetto a quelle in polistirolo (loro principale alternativa) le stoviglie appaiono meno rigide ma più resistenti.
Dal punto di vista delle proprietà termiche, gli oggetti in polipropilene tendono a "rammollirsi" prima di quelli in polistirolo. Per le posate e i loro normali impieghi però non ci sono particolari problemi.



Concludendo, secondo noi, non essendo ancora possibile adottare in modo massiccio posate realizzate con materie prime biodegradabili e compostabili, sarebbe buona cosa stabilire una materia prima da utilizzare nella produzione delle posate in plastica e consentirne lo smaltimento attraverso la raccolta differenziata.
Si otterrebbe in questo caso un risparmio legato al recupero di materie prime che possono essere utilizzate in molti settori e una riduzione considerevole dei rifiuti destinati alla discarica o all'inceneritore.
   

8 ottobre 2012

Shopper biodegradabili: si degradano veramente?




Da alcuni mesi è entrata in vigore la legge che regola l'utilizzo dei sacchetti in plastica.
Abbiamo già avuto modo di trattare l'argomento in precedenza e di esprimere la nostra soddisfazione per il decreto che entrerà in vigore il 31 dicembre 2012 facendo chiarezza sul senso del termine "biodegradabile".
Gli shopper che si potranno utilizzare saranno solo quelli che soddisfano la norma europea EN 13432, realizzati cioè con materiali biodegradabili e compostabili.

Abbiamo recentemente letto che un laboratorio specializzato ha effettuato per conto di Assobioplastiche una ricerca sui sacchetti realizzati con materiali plastici tradizionali ai quali sono stati aggiunti particolari additivi per renderli "biodegradabili".
La ricerca ha messo in luce che dopo 365 giorni la loro biodegradazione è irrilevante (dal 6,5% al 10 %).
I sacchetti realizzati con materiali biodegradabili e compostabili per contro raggiungono in 6 mesi una degradazione del 90%!!
Come vedete quindi non si tratta solo di una differenza dovuta a termini che purtroppo spesso vengono confusi, ma di oggetti aventi caratteristiche fisiche e un impatto sul nostro ambiente notevolmente diversi.

Personalmente ho cominciato ad utilizzare le vecchie sporte della spesa riutilizzabili ma quando mi capita di non averle con me noto con favore che quasi tutti i negozi si sono dotati di sacchetti che rispettano le norme.

20 settembre 2012

La crisi economica, la Fiat, Marchionne e il futuro dell'automobile

Nonostante le dichiarazioni più o meno ottimistiche la crisi economica non è ancora finita e probabilmente nessuno sa prevedere fino a quando interesserà gran parte del mondo occidentale.
Abbiamo già parlato di come in questo periodo stiano cambiando certi nostri comportamenti e di quali dovrebbero essere secondo noi gli interventi che il governo dovrebbe mettere in campo per favorire lo sviluppo sostenibile.

Negli ultimi giorni sta tenendo banco la crisi dell'auto a livello europeo e in particolare della Fiat.
Si parla ancora di probabili esuberi e di possibili chiusure di siti produttivi. Tutto ciò porta chiaramente a lunghe e spesso inutili discussioni.
L'amministratore del gruppo Marchionne ha recentemente dichiarato che in una situazione di mercato come quella attuale è impensabile e controproducente programmare investimenti sostanziosi.

Da parte nostra ci permettiamo di sottolineare che mai come in questo momento gli automobilisti sarebbero interessati ad acquistare automobili che garantiscano minori consumi e magari minor inquinamento!

La casa torinese ha sviluppato da anni i motori bi-fuel benzina/metano. Perchè non investire su questi, spingendo per una loro diffusione soprattutto per quanto riguarda i mezzi pubblici o pesanti?
Si otterrebbe in un colpo solo una riduzione dell'inquinamento atmosferico delle nostre città e sviluppo sostenibile.
Attualmente la maggiore limitazione al diffondersi dei motori a metano è senza dubbio la mancanza di una rete adeguata di distributori. Perchè il governo non studia il modo per incentivare la creazione di aree di rifornimento dedicate?

Ci viene il dubbio che i "petrolieri" abbiano un ruolo importante nelle scelte strategiche che vengono prese e tutto ciò a discapito di noi cittadini.

Per concludere vorremmo riportare il caso di quella che senza timore di essere smentiti può essere dichiarata l'auto del futuro. In realtà questa vettura esiste già da qualche anno anche se da noi non è forse nemmeno importata.

Honda FCX Clarity


Vedremo mai questa macchina?

La Honda ha prodotto una vettura elettrica in cui è riuscita ad eliminare i difetti tipici delle automobili di questo tipo. I principali problemi di queste macchine sono sicuramente il peso e l'ingombro delle batterie e i loro tempi di ricarica.







Schema di funzionamento dell'automobile

Con questo schema di funzionamento l'energia viene fornita da una speciale "pila" in cui si fa reagire l'idrogeno (il vero carburante) con l'ossigeno.
Un motore elettrico utilizza l'energia prodotta permettendo alla vettura di avere prestazioni paragonabili a quelle "tradizionali".
Il risultato è che la macchina non prevede la presenza di accumulatori pesanti e ingombranti e richiede tempi di rifornimento (dell'idrogeno) paragonabili a quelli necessari per fare il pieno di benzina.
Al posto delle emissioni inquinanti si ha produzione di acqua ottenuta dalla reazione tra ossigeno e idrogeno.

Voi ne avevate mai sentito parlare??



15 settembre 2012

Ecomondo, la fiera della green economy




Ecomondo 2012 si svolgerà dal 7 al 10 novembre a Rimini Fiera.
In occasione della manifestazione il Ministero dell'Ambiente ha deciso di tenere gli Stati Generali della Green Economy.
Durante le prime due giornate, alla presenza del ministro Clini, verranno definite le vie dello sviluppo ecocompatibile.
Previsti, come al solito, numerosi convegni ed eventi che analizzeranno prodotti, processi e servizi utili ad uscire dalla crisi economica con un occhio particolare alla sostenibilità ambientale.
Tra gli argomenti trattati anche la gestione integrata dei rifiuti. L'obiettivo è quello di raggiungere lo standard europeo della quota discarica (2-3%) per noi purtroppo ancora molto lontano (in Italia 45%!!)

Per maggiori info rimandiamo al sito della manifestazione: Ecomondo 2012

7 settembre 2012

Roma: raccolta differenziata e nuove discariche


Qualche sera fa al Tg3 ho visto un servizio che mi ha lasciato perplesso.

Tutti sappiamo che nella capitale si trascina da anni un'aspra polemica riguardante la nuova discarica che dovrà sostituire quella di Malagrotta ormai esaurita.
Il ministro Clini sembra giustamente intenzionato a considerare la discarica esclusivamente come una soluzione tampone che permetta di organizzare un'adeguata raccolta differenziata.
L'esperienza insegna che se si vogliono ottenere risultati soddisfacenti è da preferire la raccolta porta a porta a quella effettuata tramite cassonetti e campane poste lungo la strada.
Un'altra condizione è quella di predisporre una serie di impianti in grado di recuperare dai rifiuti materie prime che possano essere vendute (carta, vetro, alluminio..).
La frazione umida e le stoviglie bio poi possono essere trasformate con il processo di compostaggio in compost, un prodotto utilizzabile in agricoltura e giardinaggio.

Il giornalista della Rai mostra come a volte i rifiuti correttamente separati vengano portati ugualmente in discarica!!
Non ci sembra francamente il modo per stimolare i cittadini a migliorare una percentuale di raccolta differenziata (20%) indegna di una città quale Roma.
Nel servizo vengono poi messi in luce due fatti importanti: dove la raccolta è fatta porta a porta i risultati sono nettamente migliori; non sono ancora presenti impianti di recupero delle materie prime che vengono perciò regalate a ditte esterne.

Consigliamo la visione del filmato a tutti e speriamo che sia utile agli amministratori per capire quali passi debbano essere fatti al più presto per evitare di rirovarsi con un'emergenza rifiuti che porterà solo ad ulteriore inquinamento e a nuove tensioni sociali.

Link al servizio del Tg3:

A Roma non funziona la raccolta differenziata. Spesso i rifiuti finiscono di nuovo mischiati senza essere riciclati. Il Tg3 dietro un camion dell'Ama. Servizio di Pierdamiani D'agata


3 settembre 2012

Anche in Piemonte sempre più diffuse le stoviglie bio


A quanto pare anche in Piemonte si stanno diffondendo sempre più le stoviglie biodegradabili. Questo almeno è quello che emerge dai messaggi che i nostri lettori ci scrivono.

Gli organizzatori di feste e sagre di paese cominciano a scoprire i vantaggi di piatti, bicchieri e posate che possono essere smaltiti direttamente con la frazione umida e quindi con gli avanzi di cibo.
Manifestazioni che vogliono avvicinare le persone al territorio e alle tradizioni dovrebbero mettere il rispetto della natura al primo posto e quindi privilegiare pratiche virtuose di questo tipo che riducono l'inquinamento.
Le amministrazioni in alcuni casi intervengono con fondi e finanziamenti destinati a Pro Loco attente all'impatto ambientale degli eventi organizzati.

Ci piace ricordare che con le nuove norme si possono recuperare, insieme alla plastica, anche piatti e bicchieri; se per qualche motivo non fosse possibile usare stoviglie bio accertiamoci perciò che venga effettuata una corretta e attenta separazione dei rifiuti!!

Le amministrazioni locali stanno iniziando ad adottare la raccolta differenziata in maniera più decisa imponendosi risultati ambiziosi in termini di percentuale di materie prime recuperate.
Tale comportamento è senza dubbio da lodare anche perchè è l'unico che ci permette di avere un controllo complessivo del ciclo dei rifiuti.
Noi cittadini dobbiamo seguire le regole e stimolare quelle amministrazioni che ancora non adottano un sistema virtuoso se non vogliamo trovarci in un futuro più o meno prossimo a gestire altre emergenze rifiuti e nuove discariche altamente inquinanti.

Concludiamo con l'augurio che anche le grandi mense (scolastiche, aziendali..) piemontesi adottino al più presto un sistema efficiente e a basso impatto ambientale per le stoviglie utilizzate quotidianamente.

26 agosto 2012

Ma il diesel è veramente cancerogeno?


Nelle ultime settimane sui maggiori quotidiani sono apparsi i risultati di una ricerca effettuata negli Stati Uniti dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc).
Lo studio mette in luce come per chi respiri per molti anni i gas di scarico di motori diesel la probabilità di contrarre un tumore ai polmoni sia circa il doppio rispetto alla media.
Le associazioni dei consumatori hanno subito gridato allo scandalo chiedendo misure tempestive e drastiche per ridurre la presenza di macchine a gasolio nelle nostre città.

Analizzando con più attenzione la relazione si evince però come la ricerca sia iniziata circa vent'anni fa e prendesse in considerazione i lavoratori delle miniere.
Le condizioni di lavoro prese in esame sono chiaramente estreme in quanto l'ambiente delle miniere è caratterizzato da scarsa ventilazione e dalla presenza esclusiva di mezzi pesanti e fortemente inquinanti.

Esami medici di questo tipo richiedono purtroppo tempi molto lunghi (decenni) e così i risultati ottenuti non sempre restano validi perchè nel frattempo si sono modificate le condizioni ambientali.
Va quindi considerato come negli ultimi anni la tecnica fortunatamente abbia fatto progressi sia per quanto riguarda i carburanti che per l'efficienza dei motori riuscendo a ridurne le emissioni nocive.

Un'analisi più attenta porta perciò a riconsiderare le cose: le nostre città non possono essere paragonate alle miniere e negli ultimi anni, almeno nei paesi più sviluppati, sono state introdotte norme più severe per ridurre le emissioni inquinanti.
Con questo non si vuole certo sottovalutare il problema ma non ci sembra che il modo serio per affrontarlo sia quello di creare facile allarmismo!!

Da parte nostra riteniamo indispensabile un esame aggiornato della situazione e un atteggiamento più serio da parte sia dei mezzi d'informazione che delle associazioni dei consumatori.
Certo poi il problema dello smog e del traffico nelle nostre città deve essere affrontato, speriamo che il potenziamento del trasporto pubblico, l'introduzione delle ZTL e altre misure simili contribuiscano a farci vincere questa importante sfida.

19 agosto 2012

Posate biodegradabili e nuove abitudini in periodo di crisi

La crisi economica che sta interessando il nostro paese e buona parte del mondo occidentale non sembra ancora essere giunta al termine.
I cittadini hanno dovuto cambiare alcune loro abitudini, cosa tra l'altro non sempre negativa.
Se da una parte infatti la crisi morde soprattutto le fasce più deboli aumentando il numero di persone che hanno difficoltà e alle quali non deve mancare il sostegno delle istituzioni, dall'altro ha portato molte volte a prestare più attenzione agli sprechi.
Secondo ricerche recenti i consumatori sono diventati più consapevoli e cercano di ridurre le proprie spese mantenendo però un buon livello qualitativo.


Per quanto riguarda i prodotti alimentari le nuove tendenze sono quelle di privilegiare, ove possibile, il rapporto diretto con i coltivatori; in questo modo si acquista a prezzi più bassi alimenti mediamente più freschi e sani.
In questa ottica stanno diffondendosi sempre più i gruppi di acquisto solidale (GAS). Si tratta di associazioni di consumatori che permettono ai propri associati di ottenere prezzi più bassi sia per i volumi trattati sia perchè si rivolgono direttamente ai produttori.
La cosa più importante è però la mentalità che si sta diffondendo soprattutto nelle nuove generazioni e che ci fa ridurre gli sprechi in ogni campo. Si pensi solo alla quantità di cibo che fino a poco tempo fa veniva gettata.

Dal punto di vista ambientale sta crescendo una sensibilità nuova verso prodotti che hanno minore impatto ambientale durante la loro vita (si considerano non solo la produzione e l'utilizzo ma anche il loro smaltimento).
Le posate biodegradabili e in generale le stoviglie bio rappresentano sicuramente un buon esempio di quello che intendiamo dire in quanto vengono prodotte partendo da materie prime rinnovabili e a fine vita non rappresentano una fonte di inquinamento in quanto possono essere smaltite con la frazione umida.

Un'altra novità "virtuosa" che si sta affermando nelle nostre città è quella del car sharing.
L'auto sta diventando un lusso e le persone che vivono in città dotate di mezzi pubblici (si spera sempre più efficienti) decidono di rinunciarci abbonandosi a questi servizi che consentono di avere a disposione una vettura quelle poche volte che serve.
Si tratta in pratica di un autonoleggio a costi contenuti e con depositi distribuiti nella città.



In conclusione la crisi economica ha senza dubbio effetti negativi soprattutto sulle fasce più deboli ma può essere anche uno stimolo per modificare le nostre abitudini migliorandole.
Se poi si venisse a creare anche un sentimento di condivisione non farebbe male alla nostra società estremamente individualista e chiusa agli altri. 
      

2 luglio 2012

Le olimpiadi di Londra e le stoviglie bio

Abbiamo saputo con piacere che alle prossime olimpiadi di Londra 2012 verranno utilizzate stoviglie biodegradabili.
La notizia è molto importante in quanto manifestazioni di questo tipo oltre ad avere numeri elevatissimi di partecipanti rappresentano un'occasione per far conoscere al mondo intero le potenzialità di questi materiali e i vantaggi che potrebbero derivare dalla loro introduzione su larga scala.
Un motivo di orgoglio è senza dubbio legato al fatto che la materia prima delle stoviglie è il Mater-bi della Novamont e che i prodotti sono di un'azienda italiana.
Questo successo azzurro dimostra come con investimenti mirati nella ricerca sia possibile, anche in momenti di crisi come quelli che stiamo vivendo, ottenere buoni risultati ed assicurarsi fette di mercato con grandi possibilità di crescita.
Facciamo i nostri complimenti alle aziende italiane interessate e speriamo che i nostri atleti impegnati nelle manifestazioni sportive sappiano raccogliere a loro volta risultati positivi. 

10 giugno 2012

Dopo posate e stoviglie bio arrivano le borracce ecologiche

Da qualche tempo è stato proposto sul mercato un nuovo tipo di borraccia realizzata in materiale biodegradabile.
La resina è prodotta da un'azienda italiana (Api) e rispetta le norme europee EN 13432 e EN 14995, quelle, per essere più chiari, che recentemente anche il nostro paese ha stabilito come le uniche in grado di definire una materia prima come bio.
Le borracce sono prodotte da un'azienda portoghese (Polisport) utilizzando i tradizionali impianti produttivi destinati alla plastica.

Come nel caso delle posate e stoviglie bio i vantaggi derivanti dall'utilizzo di materie prime rinnovabili sono molteplici e ampiamente trattati nel nostro blog.
Crediamo però che i due mercati abbiano "dimensioni" notevolmente diverse e perciò a parer nostro l'iniziativa potrebbe essere importante per sensibilizzare un pubblico sempre più vasto alle tematiche ecologiche.
Lo studio di nuove applicazioni e di nuovi materiali permette poi di proseguire quel lavoro di ricerca e sviluppo che, soprattutto in un periodo crisi come questo, può assicurare al nostro paese occupazione e un vantaggio competitivo in un settore che in futuro sarà sempre più strategico.

9 giugno 2012

Gli Italiani e le bottiglie d'acqua

Non c'è che dire, agli italiani piace consumare l'acqua minerale in bottiglia!
Anche nel 2011 il nostro paese, con 196 litri per abitante, si è confermato il primo paese in Europa e il terzo nel mondo dietro Arabia Saudita e Messico.
Complessivamente in Italia sono state consumate 6 miliardi di bottiglie di plastica!!

Ci chiediamo onestamente quanti consumino acqua in bottiglia per necessità (acqua della rete pubblica non potabile o con cattivo sapore) e quanti invece lo facciano solo per abitudine o perchè spinti da campagne pubblicitarie.

Oltre all'aspetto economico (il costo dell'acqua in bottiglia è sproporzionato rispetto a quella del rubinetto...) vogliamo qui sottolineare l'inquinamento associato.
Abbiamo detto del numero spropositato di bottiglie di plastica usate: pensate al consumo di energia e risorse necessario alla loro produzione e alla quantità di rifiuti che comportano.
Il trasporto delle bottiglie poi, che solitamente avviene su camion produce ulteriore inquinamento atmosferico e problemi di traffico.  

Esistono in commercio delle piccole "macchine" che collegate con la rete di casa sono in grado di fornire acqua liscia, gassata e a diverse temperature depurandola da quel fastidioso sapore di cloro che molte volte caratterizza l'acqua dei nostri rubinetti.
Una soluzione meno costosa è rappresentata dalle caraffe filtranti di cui abbiamo già parlato e che se utilizzate in maniera corretta (sostituzione dei filtri a carboni attivi secondo i tempi consigliati) garantiscono un prodotto di qualità con un investimento modesto.

Vogliamo riportare in conclusione i dati relativi alla bella iniziativa delle case dell'acqua: stazioni che erogano gratuitamente acqua depurata, distribuite nella provincia di Milano.
Sono presenti, capoluogo escluso, 81 postazioni che erogano mediamente 2500 litri d'acqua al giorno che hanno permesso nel 2011 un risparmio di più di 32 milioni di bottiglie in plastica.

Speriamo in futuro queste iniziative si diffondano sempre più in modo da riuscire a modificare le abitudini dei nostri concittadini. Certo bisogna considerare gli enormi interessi legati al settore delle acque minerali e le pressioni che tali aziende sono in grado di esercitare....

28 aprile 2012

Il riciclo delle stoviglie in plastica, finalmente un passo avanti!

Piatti e bicchieri in plastica finalmente si riciclano
Qualcosa sembra finalmente muoversi...

Dopo aver dato la buona notizia delle nuove e più chiare regole sugli shopper biodegradabili ci troviamo a darne un'altra a distanza di pochi giorni.
Più volte abbiamo segnalato come fosse assurdo gettare le stoviglie in plastica insieme ai rifiuti indifferenziati e quindi sprecare una materia prima facilmente recuperabile bruciandola negli inceneritori o peggio sotterrandola nelle discariche.
Come avevamo già sottolineato la raccolta e il recupero degli imballaggi plastici è vincolato ad un contributo che i produttori devono versare al Consorzio Nazionale Imballaggi (Conai).
Fino ad ora le stoviglie non venivano sempre considerate tali e quindi erano escluse da questo circolo virtuoso.

Un accordo tra Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e Conai ha permesso di superare questo intoppo e quindi finalmente dal 1 maggio 2012  piatti e bicchieri saranno considerati alla stregua di imballaggi. Per il momento restano escluse le posate.
La nostra idea è che si dovrebbe cercare di riciclare il più possibile e quindi speriamo che presto si faccia un ulteriore passo avanti.

Le stoviglie biodegradabili rappresentano in ogni caso una buona alternativa a quelle tradizionali in plastica in quanto il loro recupero è molto più semplice e veloce perchè, se realizzate con materiali biodegradabili e compostabili, possono essere avviate direttamente dopo l'uso al processo di compostaggio.

L'impressione positiva che danno questi ultimi provvedimenti è che finalmente si cerchi di affrontare il problema della gestione del ciclo dei rifiuti in modo serio e con programmazione. Speriamo che la politica delle emergenze e dei decreti ad hoc sia finita!!

25 aprile 2012

Shopper biodegradabili, a breve la conferma del disegno di legge

Si avvicina fortunatamente la versione definitiva della norma che regolerà l'utilizzo dei sacchetti biodegradabili.
Il Parlamento sembra intenzionato a indicare in maniera netta e precisa che gli unici shopper che possono essere definiti tali sono quelli che rispettano la norma europea EN 13432.
Ricordiamo che tale norma stabilisce in sintesi che gli oggetti non devono produrre, dopo la loro degradazione, resti dannosi per l'ambiente. Abbiamo già trattato l'argomento parlando della differenza tra i concetti di biodegradabile e compostabile.
Non possiamo che essere soddisfatti per la decisione presa in quanto si mette finalmente chiarezza nel settore.
La norma dovrebbe entrare in vigore il 31 dicembre 2012 mentre le sanzioni scattaranno dal 31 dicembre 2013. Si tratta di un passo importante dal punto di vista ambientale per il nostro paese ed inoltre solo stabilendo regole precise si può permettere alle aziende "oneste" di essere competitive.

Concludiamo ricordando che con il nuovo disegno di legge gli unici shopper commerciabili, oltre a quelli biodegradabili, saranno quelli aventi uno spessore minimo da poterne garantire il riutilizzo.

14 aprile 2012

Risparmio energetico nella produzione delle posate biodegradabili

Visto l'interesse dei nostri lettori per il processo di produzione delle stoviglie bio abbiamo deciso di approfondirne alcuni aspetti. Le informazioni di questo post ci sono state fornite direttamente da personale che si occupa dello stampaggio ad iniezione.

In precedenza, parlando della produzione delle posate biodegradabili, abbiamo descritto le principali fasi del processo. Per brevità non ci dilungheremo nel ricordarle rimandando i lettori al suddetto post.
Vogliamo occuparci ora delle presse ad iniezione, le macchine utilizzate nello stampaggio, analizzando i progressi tecnologici che le hanno interessate negli ultimi decenni.

Una pressa è una macchina piuttosto complessa che deve realizzare numerose operazioni. Oltre al riscaldamento della materia prima contenuta nel cilindro di plastificazione deve essere in grado di attuare diversi movimenti tra i quali i principali sono: apertura/chiusura stampo, estrazione (per estrarre i pezzi solidificati dallo stampo), azionamento del gruppo iniezione (carica del materiale ed iniezione dello stesso nello stampo). Tutti i movimenti devono poi essere "controllati" regolandone velocità, corse e pressioni.

Pressa idraulica d'epoca
Le presse tradizionali vengono definite idrauliche in quanto un gruppo motore elettrico-pompa manda in pressione dell'olio che attraverso condotti e valvole permette i vari movimenti.
L'aspetto negativo di questo schema è che la pompa idraulica manda in pressione una quantità d'olio sostanzialmente fissa, indipendentemente cioè dalle richieste della pressa. Si ha per questo un doppio spreco di energia: uno legato al lavoro della pompa e un altro legato all'impianto di raffreddamento. L'olio mandato in pressione infatti si riscalda e per mantenerlo ad una temperatura d'esecizio ideale deve essere raffreddato attraverso uno scambiatore di calore.

Nel corso degli anni i costruttori di presse hanno agito sostanzialmente su due fronti: miglioramento del controllo dei movimenti e aumento dell'efficienza energetica.

Per quanto riguarda il primo aspetto si è passati da regolazioni manuali tramite manettini e fine corsa  all'utilizzo di PLC (controllo numerico) con video touch-screen e controllo remoto che permettono di regolare e tenere sotto controllo un'infinità di parametri.

Per quanto riguarda il secondo aspetto, che ci interessa di più, si sono viste diverse fasi.
Sono stati introdotti inizialmente degli accumulatori (recipienti in pressione) che permettono di soddisfare i picchi di energia richiesta "immagazzinandola" quando ne serve meno. La filosofia è quella di far lavorare la pompa idraulica invece che sul valore di picco su quello medio.
Un passo successivo è stato quello di introdurre delle pompe a portata variabile. L'obiettivo in questo caso è cercare di adattare il lavoro della pompa alle reali richieste della pressa, trattando cioè solo l'olio necessario in quel momento.
L'ultimo step è stato quello di abbinare ai motori elettrici degli inverter. In questo modo si agisce sul motore elettrico, modificandone il numero di giri. Questo sistema è particolarmente efficace con tempi di ciclo alti in cui il raffreddamento dei pezzi è molto lungo e la pressa rimane per diversi secondi ferma. L'inverter provoca il sostanziale arresto del motore, azzerrandone i consumi.

Moderna pressa elettrica
Negli ultimi anni si stanno diffondendo poi le presse elettriche. Si tratta di presse che hanno uno schema di funzionamento diverso da quelle idrauliche in quanto non prevedono l'utilizzo di olio.
I movimenti in questo caso vengono realizzati da diversi motori elettrici dedicati. I consumi sono molto inferiori.

Esistono poi varie soluzioni "intermedie" in cui si abbinano con diverse proporzioni i due schemi.

Come si vede il progresso tecnico ha aumentato l'efficienza delle presse e ciò permette ai trasformatori di ridurre il consumo energetico. Questo aspetto è importante sia dal punto di vista economico che dal punto di vista ambientale in quanto consente di ridurre il contenuto energetico dei manufatti e di conseguenza l'inquinamento derivante.
La situazione economica purtroppo non invoglia gli imprenditori ad affrontare nuovi e rilevanti investimenti (centinaia di migliaia di euro). Servirebbero aiuti o sgravi per favorire un aggiornamento tecnologico delle nostre aziende manufatturiere che permetterebbe loro di essere competitive nel mercato globale e che avrebbe effetti positivi anche dal punto di vista ambientale e del fabbisogno energetico nazionale.

Sappiamo di essere stati un po' troppo "tecnici e lunghi" ma speriamo di aver soddisfatto la curiosità dei lettori interessati ai processi produttivi delle stoviglie biodegradabili e di non aver annoiato troppo gli altri.

4 aprile 2012

Ma la Coca Cola è davvero cancerogena?

La notizia è di qualche settimana fa ed è di quelle che non possono lasciare di certo indifferenti.
Parliamoci chiaro, ormai tutti sanno che le bevande gassate andrebbero consumate con moderazione e gli aneddoti sulla più famosa e diffusa cola sono innumerevoli: chi non ha provato ad immergere una moneta in un bicchiere di Coca Cola per rivederla pulita e come nuova dopo un breve lasso di tempo??
Queste ed altre "proprietà" particolari della bibita made in USA non hanno certo scoraggiato i consumatori di tutto il mondo che l'hanno resa così famosa e diffusa.

Lo Stato della California ha inserito il 4-Mei, un ingrediente del caramello artificiale usato per dare la tipica colorazione alle cole (non solo la Coca Cola ma anche Pepsi e numerose altre...) nella lista delle sostanze potenzialmente cancerogene.
I due colossi americani hanno prontamente ridotto la percentuale dell'ingrediente incriminato e pertanto le bibite hanno un colore meno scuro e brillante di quello che fino ad ora le aveva caratterizzate.

Va detto che già l'anno scorso era stato richiesto all'ente americano per la tutela della salute pubblica di bandire i coloranti sintetici a base di ammoniaca in quanto potenzialmente pericolosi per la salute.
Diciamo che sarebbe stato preferibile provvedere prima all'eliminazione di ingredienti "pericolosi" se non altro per rispetto verso la salute dei consumatori.

Da parte nostra ci uniamo ai vari dietologi consigliando di non esagerare con il consumo delle bibite gassate in genere e in particolare di quelle che contengono coloranti artificiali.
La nostra posizione sugli alimenti e gli additivi sintetici non può che essere scettica. Per definizione noi siamo favorevoli ai prodotti naturali o comunque a ridotto impatto ambientale.

24 marzo 2012

Cialde e capsule caffè, breve analisi sul loro "costo ambientale"


Nel nostro blog abbiamo già trattato argomenti e prodotti che, pur non riguardando espressamente le posate e le stoviglie bio, ci parevano degni di nota.
Questa volta vogliamo analizzare in breve il diffondersi delle cialde e delle capsule per caffè.
Da alcuni anni, forse anche per motivi legati a particolari promozioni e pubblicità, sono sempre più diffuse tra le famiglie italiane le macchinette da caffè automatiche.
Esse rappresentano senza dubbio un grande passo avanti per quanto riguarda la comodità e la velocità soprattutto se paragonate alle storiche moke.
Senza entrare troppo nel dettaglio vorremmo sottoporre ai nostri lettori una semplice considerazione: le cialde o le capsule rappresentano il tipico esempio di oggetto difficilmente smaltibile in maniera corretta e intelligente.
Ci spieghiamo meglio, in entrambi i casi si tratta di manufatti che contengono una porzione umida (il caffè vero e proprio) e una parte realizzata in materiale diverso (il "contenitore" cioè la capsula o la cialda).
Dopo l'utilizzo esse non possono che finire nella frazione indifferenziata della raccolta dei rifiuti e quindi nell'inceneritore o peggio ancora in discarica.
Provando ad immaginare il numero di caffè consumati giornalmente in Italia possiamo anche immaginare la montagna enorme di rifiuti da smaltire quotidianamente in modo del tutto inefficiente.

Le care e "vecchie" caffettiere sono forse più scomode ma permettono di smaltire in maniera molto semplice il caffè utilizzato con la frazione umida.
Come detto, non vogliamo proporre una discussione legata alla bontà della bevanda, al costo delle cialde o al valore "tecnologico" delle nuove macchine. Ci limitiamo a suggerire a chi sta valutandone l'acquisto, di considerare anche il costo ecologico che tale scelta può avere.
Per fortuna ultimamente i maggiori produttori stanno considerando l'aspetto ambientale introducendo cialde biodegradabili; ci sembra una decisione saggia e speriamo che gli amanti del genere sappiano premiarla...

4 marzo 2012

A Porto Torres il Polo di chimica verde italiana

Novamont e Polimeri Europa (Eni) hanno unito le loro forze per dare vita all'azienda Matrìca ("Madre" in dialetto gallurese). A Porto Torres, in quello che era un impianto per la produzione di monomeri e polimeri tradizionali (di origine petrolchimica) si avvierà la produzione di bioplastiche.
Il progetto è molto ambizioso e comprende anche un centro di ricerca e una centrale elettrica a biomasse.

Come noto, Novamont è leader mondiale nella produzione di bioplastiche (suo il famoso "Mater-bi" utilizzato in diversi settori in quanto materiale biodegradabile e compostabile); Polimeri Europa del gruppo Eni è la prima azienda chimica italiana.
Nel nuovo soggetto che è nato in Sardegna l'azienda novarese metterà a disposizione il suo know-how di ricerca e innovazione mentre Polimeri Europa fornirà la sua capacità di gestire impianti di grandi dimensioni.

Ci piace sottolineare come il progetto preveda una forte integrazione anche con il territorio e in particolare con la tradizione agricola della zona proponendosi di influenzare lo sviluppo di colture che si integrino con la produzione delle bioplastiche.
Prevista inoltre una collaborazione tra il centro di ricerca e le Università dell'isola.
Dal punto di vista occupazionale a regime si dovrebbe avere un incremento di circa 100 unità impiegate nel polo rispetto alla situazione attuale.

Questa iniziativa è particolarmente significativa in quanto, oltre a rappresentare un investimento importante per lo sviluppo dei materiali bio, è intrapresa da aziende italiane che hanno deciso di puntare sulla ricerca e sviluppo in un momento di crisi economica e, soprattutto, di farlo nel nostro paese.

Per maggiori informazioni sul progetto vi rimandiamo al comunicato Novamont.

19 febbraio 2012

Per le feste di Verona solo stoviglie biodegradabili o in polipropilene

 
Abbiamo avuto modo di sottolineare come solo con normative dedicate si potrà assistere all'introduzione capillare delle stoviglie bio.
Se si considera esclusivamente il costo di acquisto esse sono infatti penalizzate rispetto a quelle di plastica e, potendo scegliere, è normale che gli organizzatori di eventi e sagre, ancor più in momenti di crisi come questi, cerchino di ridurre al minimo le spese.
Un occhio più lungimirante tuttavia non deve fermarsi solo alla spesa iniziale, ma valutare anche i costi legati alla gestione dei rifiuti e all'impatto ambientale derivante.


Il sindaco di Verona Tosi l'anno scorso aveva introdotto una norma che obbligava gli organizzatori di eventi ad acquistare stoviglie biodegradabili; quest'anno tale norma è stata modificata, consentendo anche l'utilizzo di stoviglie in polipropilene.
Il prezzo, come già detto, avrà avuto un ruolo fondamentale nella scelta ma ad esso si deve aggiungere la possibilità di riciclare le stoviglie se realizzate con un unico tipo di materia prima.
Da tempo sosteniamo che le posate in plastica andrebbero avviate al riciclo come gli altri imballaggi. A tal proposito abbiamo avuto notizia che finalmente si inizia a raccogliere piatti, bicchieri e posate realizzate in PP.
Per questo comprendiamo la scelta del sindaco in quanto, pur rappresentendo un compromesso, è un primo passo verso una soluzione del problema dell'usa e getta.
A nostro avviso, l'importante è introdurre delle norme che migliorino la situazione attuale nell'attesa che le condizioni permettano l'introduzione su larga scale delle stoviglie bio.

12 febbraio 2012

Ipack Ima fiera dell'imballaggio a Milano

A fine mese alla fiera di Milano si terrà Ipack Ima la fiera dell'imballaggio dedicata a tutti gli operatori del settore e non solo.
Oltre alla possibilità di conoscere e vedere tutte le nuove tecnologie per confezionare i vari prodotti (alimentari e non) vi sarà un ricco programma di convegni e incontri.
Tra gli altri (elenco scaricabile sul sito della manifestazione) ne segnaliamo due relativi rispettivamente all'uso delle bioplastiche per gli imballaggi alimentari e al riciclo e riuso degli imballaggi in generale.


17 febbraio 2012, M'illumino di meno: la giornata del risparmio energetico

Il nostro blog vuole promuovere, oltre all'introduzione delle stoviglie biodegradabili, gli stili di vita che preservano la salute del nostro pianeta.
Secondo questa logica non possiamo che aderire all'iniziativa della trasmissione radiofonica Caterpillar di Radiodue.

Giunta all'ottava edizione la giornata del risparmio energetica si propone diversi obiettivi:
-ridurre gli sprechi
-produrre energia "pulita"
-promuovere la mobilità sostenibile (bicicletta, mezzi pubblici, car sharing)
-ridurre i rifiuti (raccolta differenziata, riciclo e riuso, attenzione allo spreco di cibo)

Sul sito della trasmissione viene riportato il decalogo delle buone abitudini che tutti dovremmo seguire non solo il 17 febbraio ma sempre.


4 febbraio 2012

Bioplastiche per auto, nuovi brevetti


La società Hyundai Motor Company di Seul (Corea del Sud) ha fatto una domanda di brevetto USA per una nuova bioplastica a base di acido polilattico.
Tale resina ha buona resistenza meccanica e termica ottenuta "disperdendo nell'acido polilattico nanotubi di carbonio polimerizzati in situ e aggiungendo polipropilene e un copolimero etileme-ottene aggraffato con anidride maleica".
Tale composizione, chiara per i più esperti, consente di ottenere un materiale facilmente lavorabile tramite stampaggio ad iniezione e con proprietà meccaniche (sopratutto di resilienza) adatte alla fabbricazione di parti interne e esterne di autovetture.

Abbiamo già analizzato in altri post diversi materiali biodegradabili e non possiamo che essere contenti per la tendenza che porta sempre più aziende ad investire nella ricerca di nuove materie prime che hanno un minor impatto ambientale.
Riteniamo che il futuro sia sempre più legato a materiali non inquinanti e speriamo che la loro diffusione sia sempre più ampia e facilitata dalle istituzioni.

18 gennaio 2012

"Immondizia zero" il 22 gennaio puntata di Presa diretta dedicata al problema dei rifiuti

Segnaliamo la puntata di domenica 22 gennaio di "Presa diretta" su Raitre.
L'interessante programma di Riccardo Iacona si occuperà della gestione dei rifiuti analizzando la situazione di Roma e più in generale della regione Lazio.
La discarica di Malagrotta utilizzata attualmente sarà presto esaurita e si pensa di aprirne un'altra. Tra i siti presi in considerazione vi sono zone di elevato valore archeologico e ambientale.
Si sottolinea come nel Lazio la raccolta differenziata raggiunga valori molto bassi (24%) e vengono proposte soluzioni alternative a quella, onestamente anacronistica oltre che priva di senso, di gettare la spazzatura tal quale in discarica.
Invitiamo tutti alla visione del programma sicuri del buon lavoro della redazione e speriamo che le varie amministrazioni si muovano prima di trovarci con un'altra ed enorme emergenza rifiuti.


14 gennaio 2012

Il compostaggio a "Un posto al sole" aiuta nella lotta all'emergenza rifiuti

Alcuni lettori ci hanno segnalato come la fortunata soap di Raitre ambientata a Napoli si sia spesa a favore della raccolta differenziata e del compostaggio.
Nel palazzo in cui abitano i protagonisti pare infatti sia iniziato il compostaggio "domestico". Il portiere Raffaele Giordano (interpretato dal bravo attore Patrizio Rispo che si è già speso in iniziative di questo genere) aiutato da altri condomini ha spiegato come sia possibile ottenere del compost partendo dalla frazione umida dei rifiuti domestici e dagli sfalci del giardino.
Riteniamo che l'iniziativa sia molto positiva in quanto volta a sensibilizzare i cittadini verso buone pratiche ambientali e civiche.
Il fatto che le vicende siano ambientate a Napoli ne aumenta poi il valore simbolico. L'amministrazione comunale sta cercando di uscire da un'emergenza rifiuti che dura ormai da troppi anni e che, tra l'altro, è costata all'Italia diversi richiami della Comunità Europea.
Ci auguriamo che attraverso buone pratiche come la raccolta differenziata la città riesca a risolvere una situazione che i cittadini sicuramente non meritano e speriamo che venga data a quest'ultimi la possibilità di dimostrarlo.
Abbiamo notizie infine che l'introduzione di stoviglie e posate biodegradabili nella ristorazione collettiva (mense scolastiche, ospedali...) sia già stata presa in considerazione e in alcuni casi adottata. Per i motivi già visti anche questo è senza dubbio un passo importante che va nella giusta direzione.


L'attore Patrizio Rispo è Raffaele in "Un posto al sole"

11 gennaio 2012

Posate bio e il design italiano

L'Italia è da sempre famosa nel mondo per le sue eccellenze nel campo della moda e del design.
Anche nel settore dei casalinghi e degli articoli per la tavola i prodotti italiani sono riconosciuti e ricercati per la loro originalità e bellezza.
I materiali biodegradabili/compostabili non potevano che attrarre i maggiori progettisti per il loro valore ecologico e innovativo.
Numerosi sono gli oggetti già realizzati con le nuove bioplastiche e noi stessi abbiamo ricevuto richieste di informazioni da parte di diversi designer. Questa tendenza non può che renderci contenti in quanto è il sintomo di una coscienza ambientale sempre più diffusa.
I progettisti devono tener conto, pensando a nuovi oggetti di uso quotidiano, alla sostenibilità ambientale complessiva. Bisogna cioè privilegiare le materie prime che provengono da fonti rinnovabili in modo da ridurne l'impatto al termine della vita utile dei prodotti.
Lo studio di nuove applicazioni è importante per la ricerca sui materiali e consente un miglioramento continuo delle loro caratteristiche meccanico/fisiche.
Aumentando poi i campi di impiego dovrebbero diminuire i costi di produzione e di conseguenza il prezzo finale delle bioplastiche.
Ci auguriamo in conclusione che questa tendenza continui a crescere sempre più e che, come in altri settori, i prodotti italiani rappresentino un'eccellenza in tutto il mondo.

Riportiamo alcuni esempi di "originali" posate biodegradabili trovate in rete. A nostro avviso non tutte rappresentano una soluzione robusta e maneggevole ma, come detto, studi di questo tipo hanno una grande importanza per la crescita del mondo bio.


 

5 gennaio 2012

Ecopneus, il consorzio per lo smaltimento dei pneumatici usati



In ottemperanza al nuovo Decreto 82 i principali produttori di pneumatici hanno creato un soggetto senza fini di lucro che si occuperà della raccolta e del recupero degli Pneumatici Fuori Uso (PFU).
I costi di gestione di Ecopneus saranno sostenuti dai cittadini tramite un contributo al momento dell'acquisto dei nuovi pneumatici. Tale contributo sarà trasparente in quanto viene scorporato in fattura e quindi può essere facilmente controllato e tracciato in ogni suo passaggio.
Fino ad ora i gommisti o le officine di servizio dovevano pagare il soggetto che ritirava le proprie giacenze, con il nuovo sistema gli operatori usufriranno del servizio di ritiro gratuito degli PFU.
Lo scopo di tale operazione è quella di rendere il servizio più efficiente e di eliminare, o quanto meno limitare, il fenomeno dello smaltimento abusivo (discariche, incendi....)
Per dare un'idea del fenomeno si pensi che ogni anno in Italia arrivano a fine vita circa 380.000 t di pneumatici e di circa 100.000 t se ne perdono le tracce. Da questi numeri si può capire quanto sia grave il problema ambientale derivante e di quanto possa essere positiva l'azione del consorzio creato.
Ricordiamo che fino ad ora gli automobilisti, quando si recano a sostituire i pneumatici, non hanno strumenti di controllo e che gommisti o officine senza scrupoli possono scegliere di far smaltire i PFU a soggetti non autorizzati ma meno cari. Il nuovo sistema essendo gratuito per i professionisti li incentiverà a rivolgersi all'ente Ecopneus.
Noi cittadini dobbiamo capire che la cifra che pagheremo in fattura e destinata all'ente non è una tassa ma rappresenta la garanzia di avere un corretto smaltimento e quindi un ambiente più pulito.




1 gennaio 2012

Shopper biodegradabili: dopo un anno un primo bilancio e.. il decreto che manca!


Ad un anno dall'entrata in vigore della legge riguardante i sacchetti di plastica la società Ispo ha svolto un sondaggio per conto dell'Assobioplastiche per valutarne l'impatto sull'opinione pubblica.
Riportiamo in breve i risultati ottenuti: in generale vi è un elevato grado di conoscenza del divieto della loro commercializzazione (93%) e un atteggiamento positivo a tal riguardo (oltre il 90%).
Il 75% degli intervistati utilizza delle sporte mentre il 50% circa usa frequentemente i sacchetti biodegradabili.
Tra gli intervistati solo il 60% è a conoscenza, purtroppo, della presenza di shopper biodegradabili che non sono compostabili.
Il governo nel decreto mille-proroghe non ha introdotto la norma che tutti si aspettavano e che faceva finalmente chiarezza sulle materie prime utilizzabili. Ci aspettiamo che nel più breve tempo possibile si rimedi, in modo che i cittadini possano essere tranquilli e non si permetta più ai soliti furbi di aggirare leggi non troppo chiare.

L'eliminazione dei sacchetti in plastica è stato un passo molto importante dal punto di vista ambientale.
Per quanto concerne lo smaltimento della frazione umida, per esempio, l'associazione dei compostatori (CIC) sottolinea come essi rappresentino la principale fonte di contaminazione del compost e di costi aggiuntivi per la separazione e lo smaltimento.

Anche la Spagna recentemente ha seguito l'esempio dell'Italia vietando, progressivamente, la vendita di shopper non biodegradabili. Il divieto definitivo entrerà in vigore a partire dal 2018.

L'auspicio è che presto venga introdotta una norma a livello europeo e che venga eliminata la possibile confusione tra concetti molto diversi quali biodegradabile e compostabile.
L'obiettivo che dobbiamo prefissarci è quello di evitare l'invasione delle buste di plastica nell'ambiente in quanto rappresentano, solo per fare un esempio, un grande pericolo per i pesci e gli altri abitanti marini.

Ci aspettiamo poi dall'Unione Europea anche norme più stringenti riguardanti gli imballaggi (riduzione, utilizzo di materiali recuperati o biodegradabili) e altri prodotti usa e getta.
Nel settore delle stoviglie e posate monouso abbiamo già detto come le posate biodegradabili possano rappresentare una valida alternativa soprattutto nella ristorazione collettiva.